Cercatori di ombre: il tema della diversità
Intanto la difficoltà a trovare una modalità didattica “ giusta” per le classi seconde ci orienta a scegliere, nella sesta edizione, interamente le classi prime, a limitare a quattro il loro numero e a semplificare l’articolazione del progetto facendo ritorno alle origini. Lucia della Rosa, Caterina Piermattei, Barbara Andreetto, Monica Mussoni, delle scuole Alighieri, Fermi, Bertola, sono le protagoniste di questa annualità che, più di quelle precedenti, sottolinea attraverso il lavoro dei ragazzi due temi importanti: la diversità etnica come possibile concausa di atti di bullismo, la “ duplicità e ambiguità della natura umana”, l’ombra diremmo, come possibile seme di questo fenomeno. La discriminazione del diverso da sé e il doppio che ogni natura umana contiene, emergono con chiarezza nel lavoro dei ragazzi.
L’amico è
Il laboratorio teatrale li aiuta a fare i conti emotivamente con il loro vissuto rispetto all’altro, al diverso da sé. E ho negli occhi l’incontro conclusivo del lavoro all’Alighieri dove insegna Lucia della Rosa. Nella sua classe sono presenti tante nazionalità e alcuni colori della pelle. Marcello Franca ha allestito la rappresentazione nella sala mensa, ove i genitori – ignari- vengono fatti accomodare. Qualche famiglia arriva con bambini e nonni al seguito. Ogni alunno ha la propria parte e la propria fase da esprimere. Ciascuno nella lingua del proprio paese. Ciascuno con una specifica sfumatura del concetto di amicizia. La preside è Myriam Toccafondo, è presente e sta al gioco di ruolo fingendo di essere avventore di un bar. L’emozione tocca l’apice quando, diretti dalla professoressa di musica, insieme intonano la canzone “ L’amico è”.
Gusto variegato
Nella classe di Barbara Andreetto, che fa i conti con un numero elevatissimo di alunni stranieri, si sono inventati la favola di “ Gusto variegato” ambientata nel paese di Otaleg. Variegato è ciò che nasce dalla mescolanza e in gelateria è particolarmente buono. La favola – documentata attraverso un video – ha una sua morale a proposito di amicizia, ha bellissimi disegni, un ricco testo e la voce narrante di un’alunna. Nasce dalla collaborazione tra Barbara Andreetto, docente di lettere, e il professor Menghi che insegna Arte.
A forma di cubo
Alla Fermi, la classe di Caterina Piermattei costruisce cubi; ciascuna faccia del cubo è un aspetto del bullismo e la scelta della figura geometrica vuole proprio indicare la scarsa apertura, la rigidità di pensiero del bullo. I cubi sono collocati uno sopra l’altro, diventano un muro che impedisce la comunicazione e la relazione; i ragazzi si filmano nell’atto in cui, insieme “buttano giù il muro del bullismo”. L’idea dei cubi è di Caterina e la collaborazione è dell’insegnante di tecnologia. È un’edizione importante per il mio apprendimento organizzativo perché ho più chiaro che il mio ruolo rispetto alla scuola consiste semplicemente nel fornire opportunità e risorse: il laboratorio teatrale, l’organizzazione della giornata a Sigep, i trasporti, la comunicazione, la tipografia… La scuola realizza da sé un ottimo lavoro soprattutto se progetta all’interno del consiglio di classe o almeno se riesce a coinvolgere più di un docente.
Il ruolo di ognuno
In questa edizione emergono alcuni fili rossi che preannunciano il lavoro degli anni successivi. Accanto a disegni che ripropongono una visione del bullismo come aggressione fisica dalla quale imparare singolarmente a difendersi, si fa strada nei ragazzi l’idea che non si deve tacere davanti al bullismo e che i genitori sono un punto di riferimento al quale parlare.
La conferma di Sigep
È questa anche l’edizione nella quale mettiamo a punto la struttura definitiva della giornata a Sigep. Ogni classe partecipa, infatti, ad un laboratorio di circa 45 minuti offerto da un espositore: la storia del gelato, la storia del grano e del latte, la votazione del gusto del gelato, sono stati i temi di questo anno.